Liberamente tratto dal testo del Maestro Piero Alquati, il cui originale potete leggere cliccando qui
Mi sono determinato a scrivere riguardo al dimorfismo sessuale nel cane da pastore tedesco perché da alcuni mesi vedo proliferare delle generazioni di maschi di pastore tedesco che tutto hanno del pastore tedesco tranne che la mascolinità.
Mentre tanto è stato fatto, commentato e tanto sta attirando l’attenzione sulla giusta femminilità della femmina, la cui attenzione però tante volte è sconfinata e sta sconfinando nel censurare femmine semplicemente potenti, poco ci si è concentrati sulla mascolinità del maschio.
Oggigiorno una Vanta Wienerau (la femmina più bella mai allevata nella storia, e mio modello di riferimento e femmina ideale: potete ammirarla in questo video cliccando qui) sarebbe probabilmente relegata al terzo gruppo della Siegerschau per troppa mascolinità, mentre si vedono purtroppo sempre più spesso dei maschi che hanno molti tratti dell’altro sesso primeggiare tranquillamente le classi al campionato. Ciò è inaccettabile.
Probabilmente, nel lodevole tentativo di ridurre la taglia, ci si è quasi rassegnati ad accettare una riduzione anche della mascolinità dei maschi, cosa che è alquanto pericolosa per ogni razza.
Ricordo infatti l’ex Responsabile Allevamento SV Sig. Reinhardt Meyer, in occasione della Siegerschau (Campionato del Mondo di Allevamento) in cui incoronò Sieger (campione del mondo) Remo Fichtenschlag, lodare il fatto che Remo rappresentasse un esempio di come si doveva agire per ridurre la taglia del pastore tedesco senza rinunciare alla sua mascolinità (e aveva pienamente ragione riguardo alla sua testa). Evidentemente anche lui aveva presente i tentativi fatti in passato (e ahimè nel presente) di ridurre la taglia imponendo un maschio “piccolo” ma che del maschio aveva davvero poco.
Ridurre la taglia rendendo il maschio “un femminone” non è quindi una bella strada. Ed è purtroppo quella che sto vedendo intraprendere da esperti di tutte le latitudini.
La cosa però che mi disturba ancor di più e che mi spinge a scrivere queste note non è tanto il fatto di vedere “maschi effeminati” ma è il fatto che nell’indagare la giusta mascolinità si guardi, da parte anche degli esperti, solo ed esclusivamente alla testa del soggetto analizzato.
A parte che spesso non sono d’accordo con molti commentatori ed esperti che definiscono “bella testa mascolina” una testa di un soggetto che non rispetta nemmeno non dico le doti di mascolinità ma nemmeno le regole minime delle proporzioni dettate dallo standard, quello che non sopporto è che solo la testa venga indagata nel valutare se un maschio è mascolino o no, tralasciando o dimenticandosi degli altri “markers” che definiscono il dimorfismo tra i sessi e quindi cosa è maschio e cosa è femmina.
Lo scritto di Piero Alquati, messo intelligentemente in formato di intervista (vi consiglio di leggerlo nella versione originale), spiega molti punti su cui non solo concordo appieno, ma, come succede di solito leggendo il “poeta” (Alquati, in questo caso) mi ha dato finalmente gli strumenti e le parole per esprimere qualcosa che già pensavo ma che non sapevo esprimere se non grazie a lui (che, ricordo, è uno dei più grandi studiosi di cinognostica del nostro Paese) che ha elencato, e io rielenco sotto, i punti da indagare per definire “maschio” e “femmina”.
Esorto tutti a tenere in considerazione questi aspetti nel valutare un maschio per l’accoppiamento o per la selezione o semplicemente per la valutazione del “bel cane”.
Elencherò in ordine inverso le parti dello scritto originale in quanto “partire dalla fine” secondo me aiuta i profani, che non dimentichiamocelo, sono il motore di ogni nostra azione di selezione e allevamento.
Il Dimorfismo Sessuale nell’uomo
Come in ogni animale, anche nell’uomo e nella donna si notano tratti essenziali che li distinguono.
Uomo: collo robusto, testa forte, spalle larghe, bacino stretto, gambe muscolose con coscia di adeguata circonferenza.
Donna: collo più esile, testa di adeguate dimensioni, spalle più strette e torace quasi rettilineo, bacino largo, gambe con coscia più formosa.
Sono tratti che differenziano i due sessi dando vita al dimorfismo sessuale legati alla diversa natura dei sessi.
L’uomo, non dovendo assolvere gli impegni della gravidanza, presenta un tronco con ampie spalle, il bacino più stretto e la muscolatura più saliente e meno modellata da adipe.
Nella donna il tronco è rettilineo, il bacino è più ampio in quanto culla della prole. Il corpo, pur robusto, è modellato dall’adipe tanto da renderlo più armonioso ed accattivante. La coscia è maggiormente ampia. Queste caratteristiche, oltre ad essere funzionali, sono anche motivo di reciproca attrazione ed al tempo stesso di conservazione delle forme ideali.
Valutazione del dimorfismo sessuale nel Pastore Tedesco
Quanto descritto sopra per l’uomo vale, riadattato al caso di specie, anche per la razza del cane da pastore tedesco. Lo standard pretende dimorfismo sessuale senza però indicarne i tratti di distinzione. Per questi motivi ritengo utile dare alcuni suggerimenti che possano aiutare a distinguere gli elementi di pregio che caratterizzano i due sessi.
La valutazione del dimorfismo sessuale non si limita, per lo zoognosta, all’accertamento della presenza e della conformazione degli organi sessuali esterni, ma anche a quella dei caratteri sessuali “secondari” (nel senso che i caratteri primari sono appunto gli organi genitali) che non sono di minore importanza. Anzi, è la riprova di un’adeguata funzionalità ormonale che si traduce in sana vita sessuale, matrice delle giuste funzionalità per generare una buona discendenza.
Testa
La testa nel maschio, nella regione del cranio, tende ad essere leggermente bombata correlandosi a maggior consistenza delle arcate orbitali e temporali, degli zigomi e delle mascelle. Nella femmina queste parti tendono ad avere minor salienza.
Proporzione Altezza al Garrese / Lunghezza del Tronco
Nello standard si determina una lunghezza del tronco dal 10 al 17% in più dell’altezza al garrese. Senza specificare il sesso, il range alto della percentuale enunciata è sempre a favore della femmina.
In sostanza, il maschio è più “corto” (lunghezza del tronco più vicino al 10% dell’altezza al garrese) la femmina “più lunga” (lunghezza del tronco più vicina al 17% dell’altezza al garrese).
Diffidare quindi di maschi lunghi come littorine, o di femmine corte come un dobermann! Se scegliete quelle deviazioni non state facendo del bene alla razza. Collo
Il collo del maschio è più forte e muscoloso di quello della femmina ed è ricoperto da un pelo più lungo.
Muscoli Anconei
Nell’anteriore i muscoli anconei sono a volte più evidenti e delineati.
Tronco
Il tronco del maschio è usualmente più corto di quello della femmina ed il suo aspetto, visto di profilo, descrive due linee divergenti, mentre quello della femmina due linee parallele.
Anche il rene nella femmina è più lungo essendo sede della gestazione.
Andatura
L’andatura del maschio è costituita da passi energici e scattanti, mentre quella la femmina da passi ampi e armonici.
Pelo
Il pelo nel maschio è quasi sempre più duro, mentre quello della femmina tende ad essere un poco più raffinato. Le striature chiare sul dorso sono sovente una caratteristica femminile.
Coda
Anche la coda nel maschio, per la sua sostanza, appare appena più corta e folta.
Come vedete e avete letto: non di sola testa vive il dimorfismo!
Esorto quindi i lettori e i valutatori a concentrarsi sulle doti essenziali della testa ma anche sugli altri elementi che sono parimenti importanti per poter definire “maschio” o “femmina” un pastore tedesco.
Come dice il Maestro e ripeto per chiudere questa breve riflessione, un buon dimorfismo sessuale “è la riprova di un’adeguata funzionalità ormonale che si traduce in sana vita sessuale, matrice delle giuste funzionalità per generare una buona discendenza“.
Nell’allevare, selezionare e giudicare, non fate sconti sulla salute, sul carattere, sulla taglia, ma nemmeno sul dimorfismo!